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Professor Benigno Di Tullio
Il Prof. Benigno di Tullio nasce a Forlì del Sannio (IS) il 4 aprile 1896. Laureatosi in Medicina e Chirurgia, presta la sua opera di Medico nel carcere di Regina Coeli a Roma. Studioso di psichiatria, fonda i suoi studi sulla criminologia di cui è padre fondatore. La sua figura e la sua opera dominano praticamente gli ultimi 50 anni della ricerca criminologica. L’ impostazione del Prof. Di Tullio si è gradatamente imposta nel mondo accademico italiano, sicché nell’ultimo decennio nel nostro paese si sono moltiplicate, generalmente nell’ambito delle facoltà mediche, cattedre ed istituzioni di insegnamento di Criminologia Clinica.
Si occupò di prevenzione della delinquenza e del reinserimento dei criminali nella società. E’ fondatore nel 1957 della Società Italiana di Criminologia. Autore di numerose pubblicazioni scientifiche tra cui il Trattato di Antropologia criminale. E' il primo cattedratico di antropologia criminale all’Università di Roma. Muore a Roma nel giugno 1979. Medico scienziato criminologo, psichiatra di chiara fama non solo in Italia, ma nel mondo, ha dedicato tutta la sua vita di studioso applicando le sue ricerche per la prevenzione della criminalità e la rieducazione del criminale, in quanto persona malata passibile di cure, al reinserimento nella società.
Il Consiglio Direttivo della Società Italiana di Criminologia ha istituito nel 1986 il Premio Benigno Di Tullio, allo scopo di onorare la memoria dell'insigne criminologo e di incentivare gli studi nel campo della criminologia.
"Non si può continuare a disconoscere che il delitto, prima di essere un'infrazione ad una norma giuridica, è un'azione umana che non è possibile conoscere, nel suo contenuto psicologico e nel suo aspetto sociale, se non attraverso lo studio della personalità di colui che l'ha ideata, preparata ed attuata. Ed è in base a questi concetti che si giunge ad affermare sempre più concordemente, da parte di studiosi di ogni paese, che il processo penale deve basarsi, sempre più rigorosamente, su una duplice indagine: l'una giuridica, diretta ad accertare l'esistenza di un reato; l'altra antropologica, diretta a conoscere la personalità di colui che l'ha compiuto".
(Benigno Di Tullio, Sul metodo e sulle finalità della criminologia clinica - 5° Congresso Internazionale di Criminologia di Roma, 1935).
Maggiore Ulrico Tonti
Medaglia d’oro al valor militare (Prima Guerra Mondiale 1915-1918). Figlio di Filippo e di Teresina Capalozza, nasce il 23 maggio 1877 a Forlì del Sannio.
Dopo la licenza liceale conseguita a Napoli all’Istituto “Vittorio Emanuele”, nel 1896 è ammesso alla Scuola militare di Modena, dove si guadagna rapidamente i gradi di tenente. Capitano nel 1913, è trasferito al 93° reggimento Messina, e inviato in Tripolitania. Partecipa quindi alla guerra d'Austria tra il 1915 e il 1916 con il 113° Reggimento “Mantova”.
Promosso maggiore, è trasferito al 61° Reggimento fanteria della brigata Sicilia, destinato a far parte del Corpo di spedizione italiano in Macedonia. S’imbarca per Salonicco l' 8 agosto 1916 al comando del III° battaglione. Ai primidi maggio del 1917 è incaricato di assumere il comando di una colonna speciale per procedere alla conquista delle alture di Meglanci, raggiungendo i primi trinceramenti nemici. Prosegue con accanimento l'attacco al comando di una colonna di due sole compagnie, trascinando col suo entusiasmo gli uomini alla vittoria. Cade il 9 maggio 1917 colpito a morte da una pallottola nemica, sulle trincee conquistate. L'eroico coraggio dimostrato gli vale la più alta medaglia al valor militare conferitagli, alla memoria, il 7 settembre 1919. All'eroe forlivese è stata dedicata una Via del paese: il Corso principale che conduce alla Piazza Regina Margherita. Riposa nel Cimitero Militare di Salonicco in Grecia.
Giovan Vincenzo D'Onofrio il "Forlì"
A capo di una bottega particolarmente attiva nell'esecuzione di pale d'altare, venne incontro per lo più alle esigenze devozionali del ceto borghese cittadino e delle innumerevoli parrocchie e confraternite di provincia con una produzione caratterizzata da un eclettismo accomodante e privo di slanci creativi.
Tra il 1592 e il 1594 strinse importanti rapporti di lavoro con i governatori della Casa Santa dell'Annunziata, uno degli enti assistenziali più potenti della città, impegnandosi a realizzare alcune tele, oggi perdute, destinate ad integrare le decorazioni dell'altare maggiore e del soffitto cassettonato della chiesa annessa a tale istituto.
In quest'ultima impresa, compiuta nel 1594, il F. ebbe l'incarico di dipingere "Angeli con i simboli delle litanie mariane" accanto ad A. Mytens, J. Snyers, G.A. D'Amato, Curzio di Giorgio, Giulio dell'Oca e sotto la sorveglianza diretta di F. Santafede, a sua volta impegnato nella realizzazione di uno dei "quadri grandi" insieme con W. Cobergher, G. Imparato, G.B. Cavagna.
Tale circostanza, che vide il F. lavorare a stretto contatto con i pittori più affermati a Napoli in quel momento, contribuisce a chiarire gli orientamenti stilistici delle sue prime opere nelle quali sembrano condensarsi le principali tendenze della pittura napoletana degli anni Novanta.
- Duomo, navata mediana "L' Annunciazione"
- Chiesa del Pio Monte della Misericordia, III Cappella a destra, una tela datata 1608, "La Parabola del Samaritano con la Vergine"
- Chiesa di San Giovanni a Carbonara, una tela, sull'altare, "Sant'Orsola e le compagne"
- Chiesa di Santa Maria alla Sanità, sull'altare, "Circoncisione"
- Alla Pietà del Turchini, una "Annunciazione"
- Nella Croce di Lucca (Chiesa dedicata al Crocifisso venerato nel Duomo di Lucca), un dipinto su tela, "Madonna del Carmine con i Santi" solo recentemente attribuita al Forlì e databile inizi 1600, mentre è sua la tavola "Annunciazione" datata 1600
- Ancora nel Duomo, orna insieme ad altri pittori tardo manieristi locali, la soffitta a cassettoni di tele con "Storie cristologiche".
Professor Nicola Trudi
Facendo tesoro dei contatti avuti col Jacobi e lo Steiner, che nell'aprile 1844 furono in viaggio a Napoli, fu tra i primi a innalzare il depresso livello degli studi matematici in quella città e la sua regione. I suoi contributi personali concernono principalmente la teoria delle funzioni ellittiche e i connessi poligoni di Poncelet. Autore di uno dei primi trattati sui determinanti. Socio dell'Accademia delle Scienze fisiche e matematiche di Napoli di cui fu Presidente negli anni 1869, 1877 e 1883 nonchè socio dell'Accademia Pontaniana.